venerdì 27 aprile 2007

pioggia assurda

già una volta mi era capitata una cosa del genere ma questa volta, indubbiamente, non me l'aspettavo.
Camminando a gattoni, prima di imparare a parlare, urtai il mio ego contro una bambola di terracotta di quella con le braccia cicciotte e gli occhi apatici.


- Ahia! - mi fa lei con un accento strano (non sarai mica veneta anche tu???)
che io non sapevo parlare e non le ho detto niente. Ma fuori pioveva e il cuore mi batteva ll'impazzata perche io, la pioggia, ancora non l'avevo mai vista. ne sentivo il rumore, per ore, ma ancora non capivo che cosa era. Che ancora non tanto l'ho capito...


(acqua che prima sale poi si trasforma in nuvole e poi riscende... ma che sale a fare... e che scende a fare?)


E vidi un fulmine proprio li, in un pezzo di cielo in mezzo al blu, che ora era più grigio che blu, ma che l'ultima volta era blu intenso. E insomma...


- Ahia! - mi fa nuovamente la bambola di terracotta, ancora li ferma immobili con gli occhi apatici. Io che cercavo di arrampicarmi sulla sedia a dondolo in vimini, che da lassù, ci avrei giurato, il panorama è migliore, riflettevo sul significato di quel suono


-Ahia! - mi rifa.. e a quel punto decido che non è il caso di assecondarla. barlume di idee, ancora, non ne avevo e perciò l'ho ignorata e basta... dovevo guardare la pioggia.


tutto accadde in pochi secondi. La bambola di terracotta si alza raccoglie da terra una di quelle scatolette che si trovavano nei tegolini del mulino bianco con dentro i giochini e me la scaglia addosso...


subito dopo spicca un salto fortissimo e atterra sulla sedia a dondolo, oscilla un po' e poi ritorna ferma immobile ad ascoltare la pioggia.


- quella è la mia sedia..- avrei detto io, se fossi stato in grado di parlare.


ma taqui... e rimanemmo, in silenzio, a guardare la pioggia cadere.

nulla,

è solo bisogno di qualcosa che non so...

lunedì 23 aprile 2007

aprl'uecchi'

maddechè maddechè maddechè
che qua si precipita nei peggiori incubi,
chiaramente quelli di uno studente
(attualmente ex)  
fuori sede,
chiaramente rivoluzionario,
(con duemila rivoluzioni nella mente)
e innamorato di tutto..

e manco ce ne si accorge

aprire gli occhi
spalancare le orecchie
costruire, personalmente,
e sotto la propria responsabilità,
LA PROPRIA VITA

Uscire fuori e percepire quelchec'è!


se non va bene,
che se la vita proprio non va
e proprio non ce la si fa
e l'unica voglia è di fare un bel tuffo dal balcone..
beh..
cambiala la vita
CAMBIALA!!!
(...che siamo sempre in tempo...)

venerdì 20 aprile 2007

Satura

...che a volte Montale riappare...
...vedi Ladaina...

...vedi cuoco bibliotecario e consorte...

-

-

-







Accade
che le affinità d'anima non giungano
ai gesti e alle parole ma rimangano
effuse come un magnetismo. È raro
ma accade.

Può darsi
che sia vera soltanto la lontananza,
vero l'oblio, vera la foglia secca
più del fresco germoglio. Tanto e altro
può darsi o dirsi.

Comprendo
la tua caparbia volontà di essere sempre assente
perché solo così si manifesta
la tua magia. Innumeri le astuzie
che intendo.

Insisto
nel ricercarti nel fuscello e mai
nell'albero spiegato, mai nel pieno, sempre
nel vuoto: in quello che anche al trapano
resiste.

Era o non era
la volontà dei numi che presidiano
il tuo lontano focolare, strani
multiformi multanimi animali domestici;
fors'era così come mi pareva
o non era.

Ignoro
se la mia inesistenza appaga il tuo destino,
se la tua colma il mio che ne trabocca,
se l'innocenza è una colpa oppure
si coglie sulla soglia dei tuoi lari. Di me,
di te tutto conosco, tutto
ignoro.


(Eugenio Montale, Satura II)

giovedì 19 aprile 2007

qui non prende

sopra un monte,
lento il tempo, qui non c'è,
da ombrate vetrate s'intravedono prati,
rivoli di luce impolverata
infiltrata tra strisce lunghe,
tende.


tende il mio pensiero,
di sfuggita e clandestino,
a percepir con solo immago,
a recepir intenzioni sordi e muti.


mutilati concetti,
stretti ai lati da dolori cervicali,
crescono e sono uccisi,
precisi nella loro nulla essenza.


e senza contenuto alla tecnica affidati,
ignorano informazioni e dati,
concentrati, si fa per dire,
a distruggere speranze.
stanze vuote, echi e nenie
a contar le tacche,
da tempo inesistente assenti
spenti gli alambicchi,
quassu,
lontanto da poveri e ricchi,
niente di meglio che un buon caffè.

venerdì 13 aprile 2007

mattina

i boccali di birra
si alternavano
ai caffelatte
noi,
quasi estranei al fatto di consumarli,
conversavamo amabilmente


citato a memoria
mezzo sbronzo, 
iersera
dal cuoco bibliotecario,  


da Cronache di Bustos Domeq


di J.L. Borges e A. Bioy Casares

giovedì 12 aprile 2007

deliri di mare

luna
riflettiti da sola stasera.
che io

li ho finiti i pensieri per te.
che star qui a guardarti tutta la notte
e la mattina, al risveglio
non trovarti più
non potrà durare in eterno

luna
riflettiti da sola stasera
che la gente non capisce
che mi vede agitato e mi guarda
e pensa ai suoi problemi e non sa
che forse parlerei anche io se qualcuno mi ascoltasse

luna
riflettiti da sola stasera
e forse
finalmente
ti accorgerai di me

(grazie a Favlo per l'ispirazione)




 

giovedì 5 aprile 2007

per caso

Che quando ad un certo punto della strada,
con gli occhi ancora appiccicaticci e lucidi di sogni,


che no oggi proprio per un po' non voglio sentire parole senza musica
che c'è sempre un pochino di succo di limone che scorre di dentro


ti ricordi che nella raccolta MP3 da 16GByte con dentro tutto quello che t'è passato per la testa l'altra sera mentre scaricavi, c'era quella canzone... com'è che si chiamava? che mi sa che era pure la colonna sonora di qualche film... il file cominciava con TARM... massì tre allegri ragazzi morti... che gli hai sentiti alla radio e te li sei scaricati... ma non è che ti hanno convinto... però quel pezzo...


Il mondo prima che arrivassi te
(tre allegri ragazzi morti)


Era bello vedere che il verde ritorna e che si svegliano i ghiri
era bello sapere che dopo l'inverno la voglia ritorna anche a te
(che dopo l'ultimo post tristetristetriste c'era bisogno di primavera)

era bello sapere che solo d'estate come gli insetti sui fiori
era bello vedere i capelli bruciare e cambiare colore
era bello vederti nuotare andare in fondo per poi risalire
era bello star svegli la notte e tutto il giorno dormire
(che 'ste quattro frasi... che belle..)

il mondo prima che arrivassi te
(che in realtà non l'ho capito il ritornello)

era bello cadere d'autunno sopra le foglie come le foglie
era bello sentirti cantare giù per le scale
era bello vederti ballare
era bello, era bello

il mondo prima che arrivassi te

era bello il cielo d'inverno come i tuoi denti
era bello sentire le tue mani fredde cercare qualcosa di me
era bello i tuoi piedi sopra le cosce
un po’ come fossimo in moto
ma distesi sul letto mio fresco
quasi come guidassi tu
(bella immagine)



e allora poi mi sono ascoltato anche gli altri pezzi...
e alla fine devo dire
Sarà stato un grosso caso averli scaricati...
...che però se non li avessi scaricati,
oggi il mio sorriso sarebbe stato diverso

lunedì 2 aprile 2007

afarpallonicollabocca

masticando,
incessantemente,
la solita verità gommosa
inutile,
tralaltro,
afarpallonicollabocca,
percepiva (anche lui),
il non più giovane contrabbandiere di sogni,
che se il mondo fosse stato tutto sotto quella coperta a quadri,
sarebbe stato un mondo bellissimo.
E il sapore amaro, e la parola amore, fanno, quasi, lo stesso rumore.
E la puzza di fumo che era rimasta incastrata aldiqua della finestra,
puzza di tabacco e di ashish,
ritornava,
alzando la testa fuori dal mondo,
a profumare le ore più belle.

E il rumore,
lento,
della porta che si apre.
chi potrà maiessere a questora?
cosa vuole?

che certe cose,
forse,
non dovrebbero essere fatte.
che per certe cose bisogna essere molto forti,
che se non lo sai proprio fare la parte di quello forte
rischi,
e attento,
perchè rischi di brutto.

che per esser scemi,
non basta la vocazione.
perchè a far gli scemi non si ottiene niente,
perchè a far gli scemi,
il culo,
ce lo devi avere, sempre, coperto.
che a parlare di futuro, quando fuori piove, non conviene, che a certe domande, la risposta, cambia sempre.
che sì,
lontani da casa,
forse,
si sta meglio