lunedì 10 gennaio 2011

In attesa alla stazione

seduti su una panca
senza spagliera ma con un ferro nel mezzo,
per poggiare il braccio ma è impossibile sdraiarsi.
Io e lei, equidistanti dal centro
provando ad abbracciarci, ma con il ferro freddo nel fianco.

Siamo li in attesa dell'addio.
Io e te e il nostro immenso amore
amore dal primo all'ultimo istante.
Ma ormai l'addio è certezza

Che già rimanemmo abbracciati,
a guardarci per ore,
sussurrando sentimenti senza timore.
E guardarti dormire e riempirti di carezze.

E ormai si era pronti per dirsi addio.
E il timbro secco della scatola gialla, a marchiare l'ora e il giorno.
Un ultimo abbraccio.

Poi sul binario l'uomo col capello tondo a dirci che sarebbe durato altre due ore il nostro addio.
"Il treno è in ritardo, guasto alla linea"
E il cuore, colmo di già malinconia, per un attimo si illuse.
Ma era chiaro l'inganno.
E quelle due ore,
in silenzio, senza più dire una parola.
E sguardi e sorrisi, e tu con gli occhi chiusi.
E a metà del percorso si era intrappolati
in quella attesa grottesca.
Che impietosa congelò ogni emozione
(che senso ha aspettare ancora?)
"E possibile che i treni in questo paesa non funzionino mai" urlai al controllore.
E il pensiero gia pensava al poi, impriginato nel quando.

Finche il treno arrivò.
Solo un tuo sorriso sciolse la rigidità di quel lungo addio.
E gia, uscendo sul piazzale, la malinconia ritornò.

E già rimpiansi quelle due ore insieme a te
E già mi sentivo solo,
come un figlio senza la sua mamma.