mercoledì 24 giugno 2009

chi[tarra]

Risentivo,
seduto sulla sedia della cucina con le piastrelle unte,
con la schiena a quarantacinquegradi
 tra sedile e spagliera,
di pesantezza sparsa nei principali organi
tra testa e pene:
intestino pancia polmone cuore.

e continuavo ad osservare
le labbra dei commensali e delle commensali,
confondere la percezione con l'evidenza,
sminuendo tale differenza con risate sguaiate.

Immaginavo, con discreto impegno,
l'immagine di quel quartetto improvvisato,
seduto su sedie impagliate alla ben meglio,
che suonavano,
con lo sfondo di malinconici graffiti urbani.
Concentravo il mio sguardo
sull'unica chitarra presente,
la mia,
finita tra le delicate mani di un giovane riccioluto.

Avrei immaginato volentieri
 anche il suono di quegli strumenti,
recuperati un po' per caso,
tra quelli disponibili nella piazza.
Ma quella immagine era per me una fotografia.
Anzi,
una doppia fotografia,
che lasciava ipotizzare movimento,
ma non legittimava la presenza di suono.

E tantomeno la dolce
temperatura della serata di inzio estate,
nel quartiere popolare della capitale,
dove avrei potuto
[forse dovuto]
immaginare le mie nuove radici,
se tutto non fosse stato
così scontato e inaccettabile.

ritornando all'immagine iniziale,
mi accorsi della portella del freezer aperta,
con urla sparse
che chiaramente descrivevano sconforto,
per l'ultima birra,
dimenticata lì,
e
chiaramente
esplosa.

martedì 9 giugno 2009

alitatuate

ali tatuate
aggrappate
sostenute
da vertebre sporgenti
1.. 2.. 3..
quasi che si potessero contare.

ali tatuate
immobili,
quasi disegnate,
agnostiche,
nei confronti del dio gravità.

ali tatuate,
e pensieri apparentemente
distrutti
confusi
chissa se ti ricordi
di avermi appena chiesto:
"checcelhaiuneuro?"

mercoledì 3 giugno 2009

nuvoladivento

un vecchia barba bianca e grigia,

circondano il viso rugoso e sorridente,
con ai piedi sandali di pigra fattura
che percorrono percorsi ciottolosi,
preceduti, spinte a mano,
da quattro rotelle,
abili per pavimenti di linoleoum o ceramica.

Le elezioni nel paese delle tette al vento,
coperte da tailleur mille righe,
con boccoli biondo finto,
che con intento non causale,
riflettono la luce del sole italiano.

giochi di partito e di potere,
cultura plagiata da messaggi a due sensi,
unidirezionali.
menti immature ora confuse,
assorbivano senza censura,
incidendo nella carne della psiche,
cicatrici franksteiniane,
per mostruosità inconsapevoli.

qual è il tuo mondo, il tuo modo?
non da fuori a dentro
ma da dentro a fuori,
come solo i matti sanno fare.

Come graffi di artigli indiscreti,
l'azzurro del cielo trova alternanze cromatiche,
e intervalli di ghirigori bianchi,
sono le nuvole di vento,
nel cielo assolato di giugno.