mercoledì 29 novembre 2006

funghi e nonsense (se hai da fare ignorami...)

ieri cucinavo risotto ai funghi..
ma non era di questo che volevo dire..


"'nu pacchett di cesterfilross...grande..."
chiesi cortesemente alla ragazza bulgara della tabaccheria mentre masticava una big babol gusto fragola all'angolo tra la tuscolana e via di lilio bilio.
ma non era neanche di questo che volevo parlare..ci riprovo


era ormai da 20 minuti che proseguivo nella mia corsa rotonda nel parco dell'acquedotto felice e, tanto per cambiare scenario, al bivio della fontanella, decisi  di girare a destra, invece che andare come al solito a sinistra. non so perchè giravo sempre a sinistra forse perchè la prima volta che ero andato a correre con funghetto, amico abruzzese con indole da sottobosco, il giro fatto era quello. Cambiare le abitudine, che cosa difficile...
mi ritrovai in mezzo a fattorie improvvisate e mi fece strano percepire l'odore di cavoletto praticamente al centro della città. il sole ormai volgeva al tramonto. ma era un tramonto musicale, in quanto i miei padiglioni auricolari erano di supporto a delle micro capsule cuffiettose che, da buone ambasciattrici ricevevano consigli da un filo bianco e mi suggerivano i versi dei vecchi 883, con il loro album hanno ucciso l'uomo ragno.


..cacchio, mi sa che non volevo parlare manco di questo..giuro che questa è l'ultimo tentativo... vediamo come va..


ero andato a far la spesa in un supermarcio di quelli grossi, con parcheggio strettostretto e carrello con moneta. percorrendo i lunghi viali, raggiungevo la "Piazza delle offerte" e guardando i vassoi quadrati di propirolenepolistirolofato che contenevano i funghetti morti e pallidi, soffocati da cielofan, ho avuto un dejiavù.


Mi son ritrovato in un vortice che ruotava in senso orario al contrario, cioè in senso antiorario, o in controsenso orario e mi son ritrovato nel bosco dietro casa del nonnoso bellicoso, ex partigiano ora guida turistica nel bosco dei faggiani e spia sul libropaga dei folletti con la barba fatta.


passeggiava e raccoglieva funghi, in realtà si vedeva benissimo che non li cercava, ma erano loro a cercare lui, in quanto, sudditi del regno dei folletti, venivano offerti come sacrificio fungoso, come contropartita alle informazioni che lui forniva.


mi chiedevo, a cavallo tra il prima e il dopo, cosa ci facessi lì ma, facendo il vago, cominciai a rosicchiare, proseguendo la secolare tradizione di famiglia, le cappelle variopinte e puèttose del contenuto selvatico del settore B5(merce non in vendita) del cestino di vimini rosa antico, che il nonnoso teneva al gomito come fosse il casco del caruso chissacchì sulla litoranea salentina sotto il sole a cavallo di ferragosto, a cavallo del suo SI targasmunito, dirigendosi verso la Carusa sua morosa dai capelli riccievivi.


"Vaddellà.." mi sussurra sbeffardo il collerico vegliardo, indicandomi con il dito mozzo, a causa di una lite con una marionetta ubriaca, una grossa acacia con un sfondo da tramonto africano, sulle cui radici si arrampicavano foglie di edere fucsia, lucertole dalla coda ad 8, e corvi dagli occhi vispi...


Mi ricordai che il supermercato chiudeva alle 21.00, ed essendoci entrato praticamente quando il campanaccio della basilica di San Pesto da Genova dindondanava le 20.30,  risposi...


"mo..ecchecidevofa? mica 'stonn le fungi sotto all'acace.."
"tu va..e nuntepreoccupà.. ca le fungi 'stonn acca..." indicando il cesto...


nascosto dietro gli occupanti delle radici in continuo movimento intreccioso, mi apparvero dapprima solo gliocchi, poi il naso a patata lessa e poi tutto il corpo, dell'ormai giaincontrato folletto delle alternative..


senza dirci una parola, poso la mano sulla lucertola grande che, fungendo da serratura, mi apri l'acacia, invitandomi ad entrare.


e la vidi... nascosta sotto il buio di una stella morta...c'era amanda che dormiva placida e sorridente vestita da sposa.........


le mie palpebre applaudirono...e nella testa mi rinbalzo con fastidioso ardire...l'avviso di chiusura del supermarcio.



mercoledì 22 novembre 2006

Ricchi Ricatti

Ripensando alla scomparsa di Amanda che, devo ammetterlo, molto spesso non percepivo affatto, ma che mi lasciava come un fondo di caffè zuccherato in una tazzina di vetro col manico di acciaio, mi arrampicavo coi piedi e con lo sguardo, su una scalinata che da via Urbana risaliva per via Cavour. Era notte fonda, avevo appena finito il mio turno allo zuccherificio. Nell'ultimo quarto d'ora in fabbrica mi ero accorto che la vinavil era quasi finita (qualcuno se la mangia quella maledetta colla, non è possibile che ne finiamo 5 tubetti al giorno) ed ero stato costretto a tagliare i tubetti e utilizzare il dito come pennello per sigillare le bustine di zuccherodicannamarrone, che l'indomani tonino il fattorino avrebbe consegnato nei bar di portonaccio (quelle maledette djee di RRI consumavano più zucchero di canna loro di quante canne consumava zucchero ai tempi di soloeunasanaconsapevolelibidine.....)
ed ora avevo tutte le dita appiccicaticcie e tralaltro con tutte le sigarette fumate avevo il naso totalmente chiuso da caccoletabaccose. Fu così che, sovrapensiero, ma sicuramente stimolato telecineticamente dal folletto delle alternative, mi infilai contemporaneamente i due indici nelle narici che, mancoafarloapposta, si accoppiarono con la peluria nasale in un'abbraccio imprescindibile.


Ora....
cosa avreste pensato passeggiando alle 4 di notte per viaCavour, vedendo nella nebbia novembrina un ragazzoccio zuccherato come un pandoro a capodanno con le mani del naso, tralaltro invertite, cioè dito destro narice sinistra e viceversa (questo trucco l'avevo imparato da ragazzino, e vi devo assicurare che aumenta l'efficacia dello scaccolamento)? pensai bene di svoltare su una piccola stradina sulla mancina, che tra l'altro non avevo mai visto ne percorso prima.......


Purtroppo la mia ricerca di intimità in attesa dell'risacca dell'effetto vinavil fu maledettamente compromessa in quanto in un angolino della strada, illuminato da un riflesso di luna calante, c'era un marchingegno di legno, che poi individuai come teatrino di strada, dal quale provenivano strane vocine locutanti.....
Riconobbi subito lo stendardo inciso sulla cassetta di legno e di conseguenza fu ovvio individuare chi stesse parlando.....
si trattava di Pino il Burattino (per la precisione, nella mia archetipa cognizione conoscente, il burattino è mosso da fili comandati dall'alto) e Betta la marionetta(per lo stesso motivo di prima il burattino è tipo guanto, mosso da sotto e comandato con la mano), famose star degli anni 85-86, che facevano i loro spettacoli esilaranti in una tivvù privata della puglia centromeridionaleastrale.......
mi avevano sempre turbato quei due:

il primo che tirava da giù una 70 di fili(dovevano essere in 7 a comandare i suoi movimenti) e la seconda che aveva la capacità di muovere contemporaneamente 69 parti del suo corpo (anche sotto di lei c'erano 7 persone, ma una di esse aveva perso il mignolino a causa di una sbornia colossale di anice stellato della betta, che la notte di capodanno del 89, ormai al tramonto della sua carriera, lo stacco di netto con un morso ben assestato.......)


non mi dilungo... anche perchè l'effetto vinavil duro pochi minuti.
Riporto in maniera più o meno completo il dialogo trai due.


P-  non ce la faccio più
B-  a fa chè?
P-  a rincorrerti per tutto il teatrino... betta io ti amo e ti voglio sposare
B-  lascia perdere siamo diversi
P-  ma perchè dici così?
B-  tu segui i comandi del cielo..io della terra..non ci sono speranze
P-  ma io per te taglierei tutti i 70 fili
B-  cadresti giù come una foglia di autunno e non ho intenzione di passare la vita con burattino paralizzato
P-  ti prego dammi una possibilità
B-  non se ne parla.. e poi sai che ho una storia di sesso con topogigio...e lui si che sa godere di me
P-  no Betta...non dirmi questo il mio spirito ne soffre.....
B-  sfigato.........
P-  allora se la metti cosi.....


e con un gesto teatrinale Pino tira fuori uno Zippo e una bottiglia di alcool..
B- che fai....?


P-  se non ti posso avere da vivo...almeno ti avro da morto...
B-  Cazzone...tu non sei vivo neanche ora
P-  se amo vivo.....e io ti amo
B-  Mi ami perchè i fili te lo comandano..ed ora ti comandano di dare fuoco a tutto...
P-  Se non mi sposi ci azzazzo...
B-  cos'è un ricatto???
P-  chiamalo come te pare...
B-  ma non capisci che tu sei la vittima della sceneggiatura?
P-  mi sposi o no...
B-  ma non abbiamo un soldo di cacio.........


"cacio......" e dopo aver pronunciato queste parole vedo precipitare dal terzo piano della palazzina, le cui radici ospitavano un teatrino, qualcosa con le orecchie molto grandi......ERA TOPOGIGIO, che con rapidità esaltante mordicchia prima i sei fili che comandavano le cinque dita più polso di Pino che tenevano in mano lo zippo e poi, con calma i restanti 65 fili, lasciando Pino sdraiato sui sampietrini sporchi di cacche di piccione.
Dai suoi occhi uscivano lacrime di plastica...che per piangere non servono i fili...........


in quell'istante la vinavil lasciò la sua presa e io, un po' amareggiato, mi allontanai dal luogo del delitto........


e ripensai ad Amanda..
ora mi mancava tanto....

mercoledì 15 novembre 2006

Scelte e Destino

La visita dello gnometto delle alternative mi aveva scosso non poco. Ormai erano passate alcune lune dalla sua visita imprevista e ancora non avevo avuto il coraggio di ammettere che la sua apparizione non dipendesse dai fumi allucinogeni del solvente che stavo utilizzando durante lo scatavetramento notturno. E seggià il suo mostrarsi a me era stata un evento non facilmente spiegabile, i suoi discorsi mi avevano confuso un bel po' di idee.


La mia passione per le coincidenze e la mia romantica visione del destino tutelatore che avrebbe potuto legittimare il mio approccio machemmefrega alle scelte quotidiane, erano state praticamente demolite dalle tre verità comunicate dallo gnometto. E il suo astuto parlare rimato mi impediva peraltro di ostacolare che le sue parole subissero la censura razionale che mi permetteva di non accettare ciò che non volevo accettare. Ma se c'è la rima ogni cosa assume un altro significato, e forse anche la retorica avrebbe potuto portare alla verità


Non ne avevo ancora parlato con Amanda, naturalmente. Come anticipato dallo gnometto era praticamente scomparsa, cancellata e solo concentrandomi riuscivo a ricordarmi della sua esistenza. La nostra coinquilina non ne parlava e anzi la nostra convivenza a due sembrava essere l'unica vissuta.


Ma ora che fare. E se lo gnometto avesse avuto ragione? se le scelte e le aspettative di ognuno fossero realmente i fautori della realtà dell'attimo dopo? se davvero esistessero infiniti ORA e infiniti IO? E se davvero ognuno avesse la possibilità di svoltare la realtà come desiderato? E se davvero le mie paranoie non facevano altro che portare la realtà in quella direzione? avevo smesso di essere ottimista ormai da un bel po' (forse dal giorno in cui, in terzamedia, la giovane Daniela preferì l'orrida superficialità del belloccio Manuele, alla meravigliosa profondita del mite IO).. ma come sostenuto dallo gnometto forse per caso ero capitato nel futuro sperato da Manuele, e un altro IO invece aveva ricevuto la realtà nella quale la Daniela si era concessa a ME..


Ma perchè è venuto da me? era stata davvero una scelta del GONZOBURATTINAIO legato alla mia passione per le acciughe sotto sale, o era stata Amanda, che ritrovatasi in una realtàlternativa, e incontrando se stessa nella realtà che avrebbe sempre voluto, voleva lanciarmi un messaggio.


Mi veniva in mente MJFOX in ritorno al futuro, ma paradossalmente la sua era una storia un po' più logica...


Dovevo parlarne con qualcuno. Ma non potevo. Sarei diventato cieco..

lunedì 13 novembre 2006

Scartavetramenti notturni

Ieri.
era praticamente l'istante preciso di passaggio dallo ieri all'oggi, anche se poi in realtà in quel momento era tra l'oggi e il domani. Me ne sono accorto perchè Amanda, che non sta tanto bene di cervello, ha messo la sveglia per prendere non so che pilloline polverose per il mal di pancia da stress, lei sostiene che sia colpa mia. Ero in camera da solo. In casa non so chi ci fosse ma non me ne frega. Stavo finendo di scartavetrare la finestra, la parte di destra, quella con la maniglia. Avevo doppio maglione, in quanto la lacuna finestrale è stata banalmente colmata da un cartone scocciato al muro, lasciava intrapercepire il tardivo arrivo dell'inverno, che messosi daccordo con l'esuberante estate, avevano fatto definivamente fuori la mezza stagione (come oramai tralaltro ripetono migliaia di tempofobi, che percepiscono la notte perchè la lancetta supera le otto, e l'estate perchè finisce il campionato e/o buona domenica). Insomma stavo pensando e riflettendo a questa cosa, e al fatto che tutto sommato non si capisce perchè la primavera e l'autunno debbano essere definite mezze stagioni. Perchè estate e inverno sono stagioni intere? o forse esiste una mimancadinamica astronomica che spiega tale definizione?
Di botto, perso tra tali ragionamenti e la puzza di solvente e di legnounpochino marcio il cartone supplente della finestra subisce lentamente una strana deformazione. come se fosse di metallo e qualcuno stesse usando una fiamma ossidrica. il profilo che si andava delineando con me impietrito di fronte alla paura qualcosa che non riuscivo a capire ma che allo stesso tempo mi impediva di scappare in quanto troppo curioso, mostrava una figura umana in scala con tanto di cappello a punta e scarpe col ricciolo..

lunedì 6 novembre 2006

Birra a colazione

Cominciare la mattina con birra e sigaretta non è l'ideale. del resto il latte è scaduto e io l'acqua la mattina proprio non riesco a berla. La birra si anche se come questa, è calda. ma che volete; se la versi in una tazza da latte, con la schiuma e una spolveratina di cacao sembra un vero cappuccino. un po amaro.. ma non ho bisogno di dolcezza.


Il vero problema è l'eco della di ieri sera. Quella peroni 33 ha aperto un fottuto canale spazio-ebbro con i litri  di alcool misto che questa settimana ho dovuto buttar giu. E si che ieri stavo veramente bene. Finalmente solo. Sul divano. I mitici cesaroni e le loro diatribe tardo borghesi. Io invece tranquillo luce soffusa, birra vino e tutto quello che era avanzato in questa settimana di festeggiamenti estremi. Perchè si festeggiava? la laurea di Paolo? il contratto indeterminato di Ale? il nipotino di Emilia? la casa nuova di Marta? forse si forse no. Comunque una settimana assurda. Al di fuori del tutto. Oggi rientro al'università. ForseForse riprendo a studiare. Il prof mi dice che c'avrei buone possibilità, se mi metto d'impegno a prendere la triennale in un anno. Del resto le cose le so fare..magari non le so speigare ma funzionano e a me basta quello. E' quasi mezzogiorno e tra un po' tocca uscire. Ma sono ridotto abbastanza una merda. Guarda che occhiaie, e la barba, e sti capelli...nooo non ce la posso fare. Forse una doccia potrebbe aiutarmi. ci provo. ma ho bisogno di un po di musica. Cazzo! ma c'è Amanda ancora a dormire. Ma non doveva andare a lezione?? quasi quasi ritorno a letto..mi sto un po' vicino a lei piccolo piccolo fra le sue braccia. Ci vado domani all'università. Un'altra sigaretta dai e poi a cagare e poi doccia e poi Amanda.
Ottimo piano.


Cazzo ma dov'è Amanda. Possibile che è gia fuori?. Neanche un biglietto niente. Ma ieri non ci siamo visti. E' tornata a casa? non me lo ricordo..
Provo a chiamarla. non ho soldi. cazzo che fine ha fatto? Che stress. forse è all''università o è rimasta a dormire da quella amica come si chiama... Jo...Gioia...Gina..boh...lei è tranquilla..avranno passato una serata tra amiche e lei è rimasta da lei. un messaggio... forse è lei... no è la tim, hanno sempre delle grandi offerte da fare, ma poi alla fine son tutte uguali.


Mi metto a dormire. buonanotte.

venerdì 3 novembre 2006

Numeri Amore ed Equilibrio

Gringo rimaneva impassibile di fronte allo stress.


nonostante il magazzino fosse tutto pieno era sicuro che all'arrivo del camion nel pomeriggio qualche spazio si sarebbe creato.
"tutto è in equilibrio" continuava a dire girando intorno col suo muletto a forche cercando di scansare le pedane vuote e rotte che venivano accatastate nei pochi spazi che lo consentivano.


Lola era invece di fronte al PC con tutti i numerini che si aggiornavano in tempo reale "forse ha ragione, ma non riesco a capire come faccia ad essere così tranquillo" ieri era festa ed era normale che il magazzino fosse rimasto immobile nel suo stato di riempimento, ma non capiva come faceva ad essere tanto tranquillo che nel pomeriggio sarebbe successo qualcosa.


"quel che entra prima o poi esce" diceva e aveva ragione, ma la sua strategia di stressare il sistema per ridurre i costi comportava grossi rischi. Cosa sarebbe successo se all'arrivo del camion non si fossero liberati gli scaffali?
Sarebbe stato necessario tenerlo parcheggiato nel piazzale, e occorreva pagare l'autista, che si sarebbe poi fatto sentire dall'amministrazione che non aspettava altro che cazziare il Gringo burbero che voleva sempre ragione.
"i numeri non mentono" sosteneva "3+2 farà 5 per sempre, almeno che qualcuno non cambia le regole ma perchè dovrebbe farlo?". i numeri. erano il suo equilibrio, la sua certezza e trovava sempre il modo di far tornare tutto. Era nato da un coito tra numeri primi, e lui inspiegabilmente lo era a sua volta.


Lola cercava invece l'equilibrio nell'amore e ne era devastata.
vedeva in lui l'uomo perfetto, come quello di Finardi, e si era convinta che solo stando insieme a lui avrebbe trovato la pace e l'equilibrio che da sempre le mancava.
lui al contrario cercava nell'amore il turbamento, la perdita del controllo.
L'amore e i numeri non avevano nulla a che fare e di conseguenza sarebbe stato assurdo cercare nel primo ciò che solo i secondi potevano dare.
Lola era carina, dolce e a volte i suoi occhi erano davvero meravigliosi. Ma all'interno del magazzino tutto era numeri.
e i suoi occhi forse erano un 7 o un 67 o addirittura un 121. Ma poi diventavano un 4 o un 12, banali e facilmente riconducibili a unioni formali.
ma il 7 era umile, unico, nuovo, il primo frai primi. e il 121, nato dall'autoerotismo del perfettissimo 11. e pensare che il 12 gli era così vicino.


A Lola i numeri non tornavano affatto. Non avrebbe mai saputo cosa c'era effettivamente nel suo magazzino e anche se Gringo continuava a ripetere che non era un problema lei si era fissata a cercare i clandestini, ciò che i sistemi informativi non riuscivano ad individuare.
Secondo lei ci sarebbe dovuto essere uno scaffale vuoto che avrebbe potuto accogliere il nuovo carico, ma seduta di fronte al suo terminale c'era una squadratura.
"C'è uno scaffale libero, ma tutti gli scaffali sono pieni" era l'informazione contenuti in quei dati "SI, ma dove!??"
aveva provato a camminare e cercare quel vuoto, ma camminare per quegli spazi le incuteva una paura matta e preferiva guardarli col filtro dello schermo LCD.
E solo lei sapeva quante volta aveva controllato, confrontato, unito, diviso. Quando chiedeva aiuto a Gringo lui sorrideva e diceva
"l'eccezione non conferma mai la regola: una delle due mente. guarda meglio" e lei si disperava.


Era pausa pranzo.
"Andiamo a mangiare?" disse Gringo serafico
"Come? non vedi che stiamo nella merda?" rispose lei
"rimanere a digiuno non servirà, forse a mente fresca riusciamo a trovare il vuoto..." rispose lui sorridendo
"andiamo" disse lei che malgrado tutto continuava ad avere fiducia in lui.