L’appuntamento era in un bar a sanlollo sotto lo scalo. Anche se l’orario non era proprio appropriato, erano le 6.15 di mattina, avevo una gran voglia di tramezzino al tonno e carciofini, che invece del cornetto faceva compagnia al cappuccino con spruzzata di cacao. Gloria come al solito non arrivava e così, seduto al tavolino appiccicaticcio mi sono messo a sfogliare una copia di Metro di ieri anche se già sapevo tutto quel che era successo, letto talaltro non mi ricordo su qualche altro giornali di questi che non scegli ma che prendi perché gratuiti, ignorando totalmente eventuali conseguenze su come le informazioni lette, alcune peraltro inutili, facevano volume nel bagaglio informativo celebrale. Mi sono spesso chiesto se il cervello ha spazio illimitato per le informazioni o no. Nel senso che siamo abituati a considerare le informazioni come qualcosa di intangibile (postumi di filosofie cibernetiche) ma tutti siamo consapevoli dell’effetto che ha un hard disk pieno sull’efficienza di un pc…!
Arriva Gloria sempre precisa nella sua totale noncuranza nel apparire, anche se oggi le trecce con i calzoni al ginocchio potevano riprendere immagini infantili tipo pippicalzelunghe. Chiaramente non ha spiccicato una parola se non dopo caffeamaro e cornettovuotointegrale. “che nottata di merda” dice lei come al solito “non ce la faccio più a vivere in questa città. Pure di notte c’è più casino qui che non nella notte di capodanno a Minervino”. Abituata a dormire in camere con soffitti alti quanto il cielo, il suo letto soppalcato con soffitto a portata di mano le privava di quell’aria necessaria per addormentarsi, ed era costretta a tenere spalancata la finestra anche in febbraio, e affacciandosi sul mercato a piazza vittorio, praticamente c’era pace solo dalle 9 di sera fino alle 3 di mattina. Per il resto era tutto un meltinpop di urla e bestemmie indu, senza considerare tutti gli altri rumori generati solo indirettamente da azioni umane. “ e come se non bastasse stamattina la mia vicina etiope non so che cazzo stava cucinando ma a riempito tutto il palazzo di un frittume puzzolente di cipolla che ho dovuto accendere tre sigarette di seguito per respirare qualcosa di tollerabile” e mentre diceva così sfilò da un pacchetto, comprato prima di tornare a casa il giorno prima, di MS morbide l’ennesima sigaretta della mattinata talaltro appena cominciata. Gloria fumava l’ultima sigaretta della giornata e del pacchetto prima di pranzo, e ogni mese appena apparivano i soldi sul suo conto comprava due stecche: una di MS e l’altra di Cesterfildrosse. La prima da fumare le altre le consumava durante il weekend spaccate, modificata e riarrotolata. Passare un venerdi sera con Gloria voleva dire sistematicamente arrivare a letto, alcune volte trascinandotela dietro, con le mani e coi piedi. Ma durante la settimana rimaneva pulita, solo nicotina.
Quella mattina era come al solito truccata. Ma il suo trucco era di quelli lasciati a metà quasi che passati cinque minuti già le era passata la voglia. Era comunque una ragazza stupenda. Nel senso che nel suo essere lei poteva stupirti in qualunque momento. Per uno dei suoi magnifici rarissimi sorrisi a denti bianchissimi (portava sempre con se dentifricio spazzolino e filo interdentale, e tra un po sarebbe andata al bagno per usarli, e ok per i primi due, ma per il terzo aveva quasi un ossessione, tanto che passava quasi dieci minuti, a volte anche in macchina mentre ci spostavamo da una strada all’altra, e usava una tecnica odiosa ma, credo, veramente efficace; suo padre era un dentista), o per un suo sguardo tagliente o per una qualunque delle sue frasi ad effetto che poteva veramente scuotere il papa o un porta caffe rumeno in qualche baretto fuori il raccordo. Appena conosciuta per lei si prova un misto di odio folle e amore folle, tanto è vero che chi lavorava con lei prima di me è finito per essere ossessionato da quella donnina alta poco più di un metro e cinquanta, e ora non reggeva più lo starle semplicemente vicino. Lei rimaneva quasi sempre emotivamente immobile alle reazioni che provocava alla gente intorno, e questo di certo la rendeva una donna parecchio strana. Da quando la conosceva, ed erano quasi 9 mesi, le mie attenzioni da uomo erano rivolte solo a lei, ed era una cosa che non riuscivo a spiegarmi in quanto, per la maggior parte del tempo, era una persona veramente assente e invisibile. Ma non riuscivo a togliermela dalla testa. Dormivamo spesso insieme, ma il nostro rapporto finiva lì e non credo che lei fosse in grado di viverne uno diverso. Non sapevo nulla di lei. Passavamo praticamente tutto il giorno insieme, ma l’unico argomento di cui parlavamo al di fuori di quelli lavorativi, era la murgia pugliese, i colori, i profumi, i vari paeselli, la vita quotidiana. Mai con nostalgia ne con disprezzo si metteva li e ne parlavamo e una volta, visto che lei non accennava la proposta, le dissi che mi sarebbe piaciuto visitarla, visto che non c’ero mai stato, ma lei mi rispose che non c’era nulla da visitare, la murgia o si viveva o non era nulla.
Le mancavano tre dita alla mano destra e non mi ha mai detto come era successo. Diceva solo che per fortuna le erano rimaste il pollice e l’indice, necessarie a scrivere, fumare e rullare. Lei aveva mille pseudoamanti, tutti uomini tremendamente falliti, tossici, alcolizzati, gente violenta, ma una volta mi disse, in maniera molto distratta, che si frequentava con un ragazzo appena ordinato prete. Tante volte mi diceva che saliva qualche suo amico dalle murge, e alcune volte, durante il weekend andavo a casa sua e ne conoscevo qualcuno. Una volta conobbi anche sua sorella, ma con lei era impossibile parlare. Passava massimo due giorni e poi fuggiva a Minervino. Non riusciva a capire come avesse fatto la sorella a ridursi in quello stato (quale stato?) e soprattutto come faceva a rinunciare alla sua vita di paese tranquilla e benestante preferendo lo squallore della capitale. Partendo da questo pregiudizio era improponibile tentare uno scambio di opinione e sinceramente non avevo idea di che persona fosse.
Entrando nel doblone (il Fiat doblo giallo oro aziendale sul quale passavamo la maggior parte delle nostre giornate) Gloria quasi contemporaneamente si accende una sigaretta e la radio sintonizzandosi su una delle stazioni che fornivano informazioni sul traffico. Con il laptop sulle gambe e la sigaretta tra le labbra Gloria effettua l’autentificazione su outlook e comincia a sbatacchiare sui tasti. “oggi si comincia dalla tiburtina..”