lunedì 27 ottobre 2008

fotosintesi crinifilliana

mi è stato osservato,
più o meno implicitamente,
che forse dovrei smettere di raccontarvi dei cavoli miei.

[i miei Cavoli,
che di lumaconi ricoperti,
all'oscurar della valle,
e con le foglie tutti buchi,
solo le più forti continuano a cresce]


Sono, come sempre,
giorni intensi,
a faccia a faccia con se stessi, con la crisi, e con chi,
tuttintorno,
continuano a farmi compagnia.

Di lavoro meglio non parlarne, davvero.


a volte viene quasi voglia di inventarsi qualcosa...
di inventarsi qualcosa...

A Manuel gli è cresciuta la cresta.
bella, rossa che ancora sta su.
Manuel,
che qualcuno già chiama Marcos, ancora non fa
chicchiricchi,
e Rita, anche lei con altri mille nomi,
ancora non fa le uova.
Ma aver un pollo e una gallina,
come animali domestici, mette allegria,


perlomento perchè, si sa, loro sono creature stupide
[hai il cervello di gallina... sei proprio un pollo!],
e al confronto ci si sente molto intelligenti.

è arrivato anche il tempo delle fave, crescono,
come sempre lentamente, in fondo all'orto.
e gli spinaci,
lidifianco,
non so se sono loro.
Che le piantine, che nascono da semi,
non sono mica facili da riconoscere
[che sia gramigna, ortica o chissacché]

Gli ultimi pomodori, Verdi, non riescono a raggiungere la maturazione.
che di sole ce n'è ma forse non abbastanza.

Forte invece è l'effetto del sole sulla mia testa.
I capelli crescono allegri,
e nonostante il kundalini cerchi di venir fuori,
il buon vecchio nido di paglia,
che molti di voi già conoscono,
è rivenuto su.

E con i capelli ricci e all'insù,
a fare fotosintesi per i pensieri,
i ragonamenti, le idee e le visioni del mondo,
si rincorrono nei cerchi soliti,
tra morale, progresso e cultura.

Ma non è ora che devo raccontarlo.
questo messaggio era solo per farvi sapere che tutto procede bene,
che la crisi qua non si sente pe' gniente
e che la scorsa settimana mi sono venuti a trovare gli architetti sostenibili,
in compagnia del muy amabile architetto chileno.

Il posto per dormire c'è, da loro collaudato.
per avere commenti rivolgersi a loro,
che vi spiegheranno.

Spero in un post più introspettivo nei prossimi giorni.
per ora vi abbraccio tutti.


 

giovedì 9 ottobre 2008

di Cavolaie di cipolle e di altre storie

oggi osservavo le foglie del cavolo.
nel senso proprio di foglie di cavolo,
il cavolo dell'orto di casa.
in generale i cavoli stanno venendo su,
da quando, piantine in vasi di plastica,
(eh già plastica...)
le abbiamo trapiantate nel terreno,
vangato, compostato e zappato.
Appaiono però buchi sparsi sulle foglie.
La causa pensavamo fosse una,
le lumache, quelle che si portano dietro la casa.
Erano presenti, infatti, rimasugli di sbavature, che non lasciavano dubbi.
Oggi però nel mio giro quotidiano per l'orto,
ho visto una cosa che mi ha fatto venire i brividi.
dei piccoli lombrichetti, della lunghezza di circa un centimetro,
avevano organizzato un sittin sulla foglia di un cavolo.
erano una quindicina.
Trattasi, e lo dico in base alle indicazione della nostra bibbia da orto,
di cavolaie,
farfalle che depongono le uova nella parte di dietro delle foglie,
che successivamente si schiudono e liberano queste larvette,
golose di foglie tenere di cavolo.
Armato di pinzetta e di una coppetta ho liberato le foglie
sia delle larve che delle uova.
Le foglie risultano mangiucchiate ma ancora utili.
le larve le ho date a Rita e Manuel, i polli, che hanno gradito.
Critici, alcuni componenti della casa, sul mio procedimento:
anche le larve sono esseri viventi...


Per le cipolle ho interrato i bulbini che,
nati dai semi,
l'autunno scorso, sono stati conservati.
Le cipolle che compriamo al supermarket difficilmente arrivano direttamente da seme.
ci sono due fasi, come predetto.
approfittanto del fazzoletto di terra utilizzato per metà dalle cipolle,
ho interrato qualche spicchio d'aglio.
L'aglio, per venir su, non ha seme.
o meglio, il seme è rappresentato da uno spicchio di aglio già venuto su.
da quello nasce la nuova pianta.


In questi giorni si è parlato molto di armonia e equilibrio.
da quanto ho capito le cose stanno così.
esiste un tempo, quello che va al di la degli orologi e dei calendari,
che è il tempo delle stagioni, delle stelle, dei pianeti e della luna.
l'uomo, non so se arrogante, intraprendente o sbadato, da un po' di tempo,
al contrario di quel che avveniva in passato,
ha cominciato a ignorare questo tempo,
cercando con la tecnica e la scienza, di modificarlo,
per renderlo più comodo e allineato alle proprio esigenze
(cioè avere tutto quando je pare a lui!)
pare funzioni
(vedi i supermercati sempre pieni di tutto ciò che a uno gli passa per la testa),
il problema però ha due facce:
la faccia interna,
che porta l'uomo a stressarsi instancabilmente,
al fine di sfruttare queste opportunità al massimo,
(del resto spaccandosi il culo tutto il giorno se lo dovra pure meritare);
la faccia esterna,
legata al fatto che tutto il resto che sta
al di là del sociale,
si trova in totale contrasto con i ritmi umani,
e reagisce difendendosi in maniera
più o meno organizzata,
più o meno violenta,
più o meno efficace.
Ciò porta a far stressare sempre più l'umano,
con ripercussioni che lasciano sempre più perplessi,
sia dal punto di vista sociale
che dal punto di vista ambientale.


Rimango, mio malgrado,
ancora disoccuppato.
L'orto ancora non soddisfa le mie esigenze alimentari,
e per entrare a pieno regime ci vorrà,
perlomeno,
un annetto.
I tempi dell'agricoltura sono lunghi.
I cavoli erano piantine un mese va.
ora sono piantine più grandi, con le foglie bucate.
le cipolle e l'aglio riposano sotto terra,
e chissa quando spunteranno le prime foglioline.


A volte verrebbe voglia di andare al supermercato,
a comprare un paio di palle di verza.


i soldi, con il loro ghigno brillante,
allontanano gli occhi dalle stelle.


ps. per chi fosse curioso di saperlo, ora vivo qui.

giovedì 2 ottobre 2008

amarmale

dormire, è sempre stato il mio vizio.

forse solo l'amore potrebbe averlo vinto.
l'amore, o forse l'amar male.

forse sono i sogni,
quelli del sonno,
chechissaperchè
- e qualcuno potrebbe anche spiegarmelo -
hanno lo stesso nome dei sogni,
quelli reali, quelli che dalla realtà si tende.

il mio sogno e vivere in campagna
il mio sogno è avere dei bambini
il mio sogno...
ma la realtà è realtà..
il sonno è sonno.
e i sogni,
quelli del sonno,
hanno colori diversi.
e non sempre ce li si ricorda,
non sempre ci si sveglia col sorriso.


la casa continua ad esistere.
qualche giorno fa ho fatto le orecchiette. con farina integrale.
è la prima volta che le facevo.
e non sapevo neppure come si facessero.
ho cominciato.
la prima, la seconda e la terza.
non erano orecchiette.
ma poi piano piano ricordi inconsci mi hanno fatto migliorare
e via con le prime orecchiette vere..
a forma di orecchiette per intenderci.
per condirle c'ho fatto il sugo, quello rosso, quello pummarò.
ma non c'era cipolla
e allora via, aglio, due capperi e basilico.
buono,
anche se i contorni instabili delle orecchiette creavano
durezze eterogenee, al limite croccanti.


comincio ad interagire interessato con Romeo, sei mesi.
ci gioco, gli faccio fare ginnastica.
E lui mi sorride,
contento,
senza spiccicar parola, solo mugugni
ma sembro piacerli e quando solo mi vede,
sorride.


ho trapiantato i cavolfiori, i cavoli romani
(quelli che fanno su la spirale verde)
i porri e il radicchio.
Rita e Manuel stanno bene,
scorrazzano liberi per il cortile
beccando l'erba e seguendo chi si avvicina,
in attesa di riso avanzato,
scorze di formaggio,
o quel che passa al covento.


Sono in attesa di feedback dei colloqui sostenuti in azienda.
Credo che sia arrivato il momento di riattivarmi un attimo.
non per pessimismo,
ma semplicemente perchè c'ho voglia di fare,
di cercare.
ormai la condizione di disoccupato mi ha annoiato,
più che altro perchè mi castro,
e se non lavoro non mi sento neppure in diritto di svagarmi.


ieri ho tagliato la legna, con l'accetta. proprio come nei film.
poggi il tronchetto sulla base e zac!
tagli a metà. divertente direi.. e ho capito alcune cose:



che non bisogna metterci troppa forza,
che il peso dell'accetta è sufficiente per il colpo.

che quando il trochetto è duro,
e non si taglia al primo colpo,
tocca dargli un altro paio di botte,
che con il tronchetto incastrato con l'accetta, risultano più forti, le botte,
perchè il peso del tronchetto
rafforza quello dell'accetta.
e il tronchetto, inconsapevolmente aiuta a farsi rompere.

che la forza, come detto, non basta,
e che c'è bisogno di precisione, per rompere il tronco nel mezzo.