giovedì 2 ottobre 2008

amarmale

dormire, è sempre stato il mio vizio.

forse solo l'amore potrebbe averlo vinto.
l'amore, o forse l'amar male.

forse sono i sogni,
quelli del sonno,
chechissaperchè
- e qualcuno potrebbe anche spiegarmelo -
hanno lo stesso nome dei sogni,
quelli reali, quelli che dalla realtà si tende.

il mio sogno e vivere in campagna
il mio sogno è avere dei bambini
il mio sogno...
ma la realtà è realtà..
il sonno è sonno.
e i sogni,
quelli del sonno,
hanno colori diversi.
e non sempre ce li si ricorda,
non sempre ci si sveglia col sorriso.


la casa continua ad esistere.
qualche giorno fa ho fatto le orecchiette. con farina integrale.
è la prima volta che le facevo.
e non sapevo neppure come si facessero.
ho cominciato.
la prima, la seconda e la terza.
non erano orecchiette.
ma poi piano piano ricordi inconsci mi hanno fatto migliorare
e via con le prime orecchiette vere..
a forma di orecchiette per intenderci.
per condirle c'ho fatto il sugo, quello rosso, quello pummarò.
ma non c'era cipolla
e allora via, aglio, due capperi e basilico.
buono,
anche se i contorni instabili delle orecchiette creavano
durezze eterogenee, al limite croccanti.


comincio ad interagire interessato con Romeo, sei mesi.
ci gioco, gli faccio fare ginnastica.
E lui mi sorride,
contento,
senza spiccicar parola, solo mugugni
ma sembro piacerli e quando solo mi vede,
sorride.


ho trapiantato i cavolfiori, i cavoli romani
(quelli che fanno su la spirale verde)
i porri e il radicchio.
Rita e Manuel stanno bene,
scorrazzano liberi per il cortile
beccando l'erba e seguendo chi si avvicina,
in attesa di riso avanzato,
scorze di formaggio,
o quel che passa al covento.


Sono in attesa di feedback dei colloqui sostenuti in azienda.
Credo che sia arrivato il momento di riattivarmi un attimo.
non per pessimismo,
ma semplicemente perchè c'ho voglia di fare,
di cercare.
ormai la condizione di disoccupato mi ha annoiato,
più che altro perchè mi castro,
e se non lavoro non mi sento neppure in diritto di svagarmi.


ieri ho tagliato la legna, con l'accetta. proprio come nei film.
poggi il tronchetto sulla base e zac!
tagli a metà. divertente direi.. e ho capito alcune cose:



che non bisogna metterci troppa forza,
che il peso dell'accetta è sufficiente per il colpo.

che quando il trochetto è duro,
e non si taglia al primo colpo,
tocca dargli un altro paio di botte,
che con il tronchetto incastrato con l'accetta, risultano più forti, le botte,
perchè il peso del tronchetto
rafforza quello dell'accetta.
e il tronchetto, inconsapevolmente aiuta a farsi rompere.

che la forza, come detto, non basta,
e che c'è bisogno di precisione, per rompere il tronco nel mezzo.


 

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