venerdì 29 dicembre 2006

volevo beirut

volevo solo leccarti la faccia


per gustare, lenta, la tua bellezza


solo il tempo necessario per saziarmi di te


per non venire più a cercarti.


ma basta che tu ti nasconda


ed io, ancòra, avrò fame.


 

giovedì 21 dicembre 2006

La destinazione la sceglie Dio,


ma la strada per raggiungerla la scelgo io!

martedì 19 dicembre 2006

violino sulla metro

mi affrettai a rincorrere il tempo che fuggiva via e mi sentivo come un onda che sorregge e rincorre la tavola di legno caramellato che appiccicaticcia sfugge; e più si ingrossa e più la tavola corre, e si ferma solo quando si placa.


maledetti lacci, che allacciarli e la cosa che prima si impara nel manuale del conformismo, ma che proprio quando ti serve far in fretta l'orecchio del topo ti scappadasotto e pum, quei 5 secondi sembrano e saranno fondamentali.


mi scapicollai per le scale e per un pelo riusci a schivare la pulisciscala bulgara, laureata di economia, che con la solita graziosa fossetta sulla sinistra del sorriso mi augurò una buona giornata.


arrivai al bar, che oggi c'avevo proprio voglia di un bel cappuccino schiumoso e cacaoso, con una soccottino caldocaldo con le palline di cioccolato, e quel profumo.. dio il profumo di briosh che ti entra e ti striscia e si diffonde nel polmone e forse anche nello stomaco; come nell'ascensore quando entra lei, con quel profumo di buono che è perfetto per quel momento per quel luogo e il respiro, indugiando, smette di essere sopravvivenza per qualche attimo, per essere solo piacere.


per strada il ritmo dei miei passi era scandito da percussioni latine e il sole picchiettava,  sul mio viso ad occhi chiusi ancora contratto, come fitte e sottili gocce di pioggia, e mi immaginavo tanti piccoli fotoni kamikaze piccinipicciò, che clorofillanti mi donavano un piacevole benessere.


ma che ore erano? e soprattutto perche andavo di fretta? ah già, il sogno..quel sogno.
ma avevo davvero voglio di incontrarla? il folletto mi aveva messo in guardia, unir le dimensioni può portar sconvolgimenti imprevisti.
Ma questa storia doveva essere capita, e io ancora avevo le idee confuse.


Sulla metro il violinista mi continuava a fissare, suonando una struggente melodia latrante sofferenza. Ma il suo viso sorrideva, quasi incurante dell'effetto che le note potevano suscitare.
Due anziani sorridenti si alzarono dalle loro seggiole arancioni e circondati dal suono lontano si abbracciarono e cominciarono a ballare nello spazio centrale, e la metro rallentò e non ci furono più scossoni.
Un ragazzo con i capelli lunghi e scuri invitò a ballare una signorina che era ragazza un attimo fa, una maestra che faceva supplenze elementari in una scuola dell'eur, e che fino a due minuti prima parlava con una signora di quanto questi zingari fossero inutili e puzzano pure.
Ma lo sguardo del ragazzo era dolce e caldo e lei accettò. e in brave tutti danzavano e volteggiavano, con sorrisi e abbracci sinceri. e lo tzigano si meravigliò e continuò a suonare e suonare e suonare.


Ero l'unico rimasto seduto e picchiettavo con le dita sul osso per reggersi cercando di tenere il tempo, con gli occhi un poco lucidi. E lei era lì. seduta dalla parte opposta del binario, con lo sguardo fisso a terra, e la faccia scura.
Perchè sei triste Amanda?
Mi alzai. il treno accellerò di colpo e tutti finirono uno sull'altro. quando la situazione si ristabilì, naturalmente, lei non c'era più.


 


 

lunedì 18 dicembre 2006

egocentrici riflessi

sgretolo pensieri
e le ceneri spargo nel tempo
insoddisfatto, mi consola il vento
per il conto di quel che consumai ieri


spirali disegnate sul portone
fenomeni che cambiano colore
la quarta dimensione ha sbagliato nome e mi confonde


così vicini
occhi che mi guardano
io guardo me
così lontano


rumorosamente...

lunedì 11 dicembre 2006

un attimo

rotolando su una mezza luna
dondolo e rallento
sono la notte che scorre
senza pormi alcun pensiero nuovo


chiudo gli occhi e li riapro
faccio finta di sognare,
ma l'aurora so che ci sarà
tutto sta nel non guardare


senza musica senza rumore
continuo il mio abbraccio
se sei fredda io sarò fuoco
se sei fuoco arderò di te


non ti chiederò se mi ami
e nè io te lo dirò mai
forse sognando al telefono il futuro
che non importa se ci sarà


esisto ora?

giovedì 7 dicembre 2006

che vuol dire?

Più il


filo


è lungo,


più l'


aquilone


vola in


alto...


(Bacio perugina, oggi)

mercoledì 6 dicembre 2006


Senza eta'
il vento soffia la
sua immagine
nel vetro
dietro il bar
gocce di pioggia
bufere d'amore
ogni cosa passa e lascia


Scivola,
scivola vai via
non te ne andare
scivola,
scivola vai via
via da me


Canzoni e poesie
pugnali e parole
i tuoi ricordi
sono vecchi ormai
e i sogni di notte
che chiedono amore
cadono al mattino
senza te
cammina da solo
urlando ai lampioni
non resta che cantare ancora


Scivola,
scivola vai via
non te ne andare
scivola,
scivola vai via
via da me


(Vinicio, scivola vai via)


Un immagine mi è venuta in mente ieri ascoltando questo pezzo
nella versione sgraffia e sanguinosa di live in volvo.
L'immagine era una donna con unghia di ghiaccio che percorreva
un declino ghiacciato..scivolando via..nonostate il graffio ghiaccioghiaccio


Il ghiaccio scivola sul ghiaccio.


forse semplicemente bisogna tenere la testa impegnata
e non concentrarsi.. non focalizzarsi.. far finta di niente.
distaccato si sta meglio. e quando ci sarà bisogno di coivolgersi beh,
sara un bagno di fuoco, che per il ghiaccio, non vuol dire altro che sciogliersi.


una volta parlando con un mio amico (ok era un monologo)
mi chiedevo se la felicità fosse per tutti.
c'è gente realizzata a starci male male ma male.
e non è capace di gestirla la felicità,
che dietro la felicità si nasconde sempre qualcosa, che non sono cereali..
qualè il problema di questa verità?
la pesantezza.
che uccide l'ironia,
che alimenta il vittimismo,
che trasforma il cinismo da commedia in pessimismo da tragedia.


E allora distraiamo le nostre menti e non ci pensiamo.
Gli americani per esempio, c'hanno tutte ste commedie senza pensieri, questi film violenti senza capo ne coda, queste trame autocontenute che cominciano finiscono e te ne dimentichi.


Per esempio ieri ho visto "50 volte il primo bacio",
l'avevo già visto è c'ho pure la soundtreck(;-)


un film che il cuoco bibliotecario ha definito non credibile.
ma alla fine un bel lieto fine e per due ore non si è pensato.


lo dice sempre mia nonna:
"pensa e ripensa e nel pensar divenne pazzo!"

mercoledì 29 novembre 2006

funghi e nonsense (se hai da fare ignorami...)

ieri cucinavo risotto ai funghi..
ma non era di questo che volevo dire..


"'nu pacchett di cesterfilross...grande..."
chiesi cortesemente alla ragazza bulgara della tabaccheria mentre masticava una big babol gusto fragola all'angolo tra la tuscolana e via di lilio bilio.
ma non era neanche di questo che volevo parlare..ci riprovo


era ormai da 20 minuti che proseguivo nella mia corsa rotonda nel parco dell'acquedotto felice e, tanto per cambiare scenario, al bivio della fontanella, decisi  di girare a destra, invece che andare come al solito a sinistra. non so perchè giravo sempre a sinistra forse perchè la prima volta che ero andato a correre con funghetto, amico abruzzese con indole da sottobosco, il giro fatto era quello. Cambiare le abitudine, che cosa difficile...
mi ritrovai in mezzo a fattorie improvvisate e mi fece strano percepire l'odore di cavoletto praticamente al centro della città. il sole ormai volgeva al tramonto. ma era un tramonto musicale, in quanto i miei padiglioni auricolari erano di supporto a delle micro capsule cuffiettose che, da buone ambasciattrici ricevevano consigli da un filo bianco e mi suggerivano i versi dei vecchi 883, con il loro album hanno ucciso l'uomo ragno.


..cacchio, mi sa che non volevo parlare manco di questo..giuro che questa è l'ultimo tentativo... vediamo come va..


ero andato a far la spesa in un supermarcio di quelli grossi, con parcheggio strettostretto e carrello con moneta. percorrendo i lunghi viali, raggiungevo la "Piazza delle offerte" e guardando i vassoi quadrati di propirolenepolistirolofato che contenevano i funghetti morti e pallidi, soffocati da cielofan, ho avuto un dejiavù.


Mi son ritrovato in un vortice che ruotava in senso orario al contrario, cioè in senso antiorario, o in controsenso orario e mi son ritrovato nel bosco dietro casa del nonnoso bellicoso, ex partigiano ora guida turistica nel bosco dei faggiani e spia sul libropaga dei folletti con la barba fatta.


passeggiava e raccoglieva funghi, in realtà si vedeva benissimo che non li cercava, ma erano loro a cercare lui, in quanto, sudditi del regno dei folletti, venivano offerti come sacrificio fungoso, come contropartita alle informazioni che lui forniva.


mi chiedevo, a cavallo tra il prima e il dopo, cosa ci facessi lì ma, facendo il vago, cominciai a rosicchiare, proseguendo la secolare tradizione di famiglia, le cappelle variopinte e puèttose del contenuto selvatico del settore B5(merce non in vendita) del cestino di vimini rosa antico, che il nonnoso teneva al gomito come fosse il casco del caruso chissacchì sulla litoranea salentina sotto il sole a cavallo di ferragosto, a cavallo del suo SI targasmunito, dirigendosi verso la Carusa sua morosa dai capelli riccievivi.


"Vaddellà.." mi sussurra sbeffardo il collerico vegliardo, indicandomi con il dito mozzo, a causa di una lite con una marionetta ubriaca, una grossa acacia con un sfondo da tramonto africano, sulle cui radici si arrampicavano foglie di edere fucsia, lucertole dalla coda ad 8, e corvi dagli occhi vispi...


Mi ricordai che il supermercato chiudeva alle 21.00, ed essendoci entrato praticamente quando il campanaccio della basilica di San Pesto da Genova dindondanava le 20.30,  risposi...


"mo..ecchecidevofa? mica 'stonn le fungi sotto all'acace.."
"tu va..e nuntepreoccupà.. ca le fungi 'stonn acca..." indicando il cesto...


nascosto dietro gli occupanti delle radici in continuo movimento intreccioso, mi apparvero dapprima solo gliocchi, poi il naso a patata lessa e poi tutto il corpo, dell'ormai giaincontrato folletto delle alternative..


senza dirci una parola, poso la mano sulla lucertola grande che, fungendo da serratura, mi apri l'acacia, invitandomi ad entrare.


e la vidi... nascosta sotto il buio di una stella morta...c'era amanda che dormiva placida e sorridente vestita da sposa.........


le mie palpebre applaudirono...e nella testa mi rinbalzo con fastidioso ardire...l'avviso di chiusura del supermarcio.



mercoledì 22 novembre 2006

Ricchi Ricatti

Ripensando alla scomparsa di Amanda che, devo ammetterlo, molto spesso non percepivo affatto, ma che mi lasciava come un fondo di caffè zuccherato in una tazzina di vetro col manico di acciaio, mi arrampicavo coi piedi e con lo sguardo, su una scalinata che da via Urbana risaliva per via Cavour. Era notte fonda, avevo appena finito il mio turno allo zuccherificio. Nell'ultimo quarto d'ora in fabbrica mi ero accorto che la vinavil era quasi finita (qualcuno se la mangia quella maledetta colla, non è possibile che ne finiamo 5 tubetti al giorno) ed ero stato costretto a tagliare i tubetti e utilizzare il dito come pennello per sigillare le bustine di zuccherodicannamarrone, che l'indomani tonino il fattorino avrebbe consegnato nei bar di portonaccio (quelle maledette djee di RRI consumavano più zucchero di canna loro di quante canne consumava zucchero ai tempi di soloeunasanaconsapevolelibidine.....)
ed ora avevo tutte le dita appiccicaticcie e tralaltro con tutte le sigarette fumate avevo il naso totalmente chiuso da caccoletabaccose. Fu così che, sovrapensiero, ma sicuramente stimolato telecineticamente dal folletto delle alternative, mi infilai contemporaneamente i due indici nelle narici che, mancoafarloapposta, si accoppiarono con la peluria nasale in un'abbraccio imprescindibile.


Ora....
cosa avreste pensato passeggiando alle 4 di notte per viaCavour, vedendo nella nebbia novembrina un ragazzoccio zuccherato come un pandoro a capodanno con le mani del naso, tralaltro invertite, cioè dito destro narice sinistra e viceversa (questo trucco l'avevo imparato da ragazzino, e vi devo assicurare che aumenta l'efficacia dello scaccolamento)? pensai bene di svoltare su una piccola stradina sulla mancina, che tra l'altro non avevo mai visto ne percorso prima.......


Purtroppo la mia ricerca di intimità in attesa dell'risacca dell'effetto vinavil fu maledettamente compromessa in quanto in un angolino della strada, illuminato da un riflesso di luna calante, c'era un marchingegno di legno, che poi individuai come teatrino di strada, dal quale provenivano strane vocine locutanti.....
Riconobbi subito lo stendardo inciso sulla cassetta di legno e di conseguenza fu ovvio individuare chi stesse parlando.....
si trattava di Pino il Burattino (per la precisione, nella mia archetipa cognizione conoscente, il burattino è mosso da fili comandati dall'alto) e Betta la marionetta(per lo stesso motivo di prima il burattino è tipo guanto, mosso da sotto e comandato con la mano), famose star degli anni 85-86, che facevano i loro spettacoli esilaranti in una tivvù privata della puglia centromeridionaleastrale.......
mi avevano sempre turbato quei due:

il primo che tirava da giù una 70 di fili(dovevano essere in 7 a comandare i suoi movimenti) e la seconda che aveva la capacità di muovere contemporaneamente 69 parti del suo corpo (anche sotto di lei c'erano 7 persone, ma una di esse aveva perso il mignolino a causa di una sbornia colossale di anice stellato della betta, che la notte di capodanno del 89, ormai al tramonto della sua carriera, lo stacco di netto con un morso ben assestato.......)


non mi dilungo... anche perchè l'effetto vinavil duro pochi minuti.
Riporto in maniera più o meno completo il dialogo trai due.


P-  non ce la faccio più
B-  a fa chè?
P-  a rincorrerti per tutto il teatrino... betta io ti amo e ti voglio sposare
B-  lascia perdere siamo diversi
P-  ma perchè dici così?
B-  tu segui i comandi del cielo..io della terra..non ci sono speranze
P-  ma io per te taglierei tutti i 70 fili
B-  cadresti giù come una foglia di autunno e non ho intenzione di passare la vita con burattino paralizzato
P-  ti prego dammi una possibilità
B-  non se ne parla.. e poi sai che ho una storia di sesso con topogigio...e lui si che sa godere di me
P-  no Betta...non dirmi questo il mio spirito ne soffre.....
B-  sfigato.........
P-  allora se la metti cosi.....


e con un gesto teatrinale Pino tira fuori uno Zippo e una bottiglia di alcool..
B- che fai....?


P-  se non ti posso avere da vivo...almeno ti avro da morto...
B-  Cazzone...tu non sei vivo neanche ora
P-  se amo vivo.....e io ti amo
B-  Mi ami perchè i fili te lo comandano..ed ora ti comandano di dare fuoco a tutto...
P-  Se non mi sposi ci azzazzo...
B-  cos'è un ricatto???
P-  chiamalo come te pare...
B-  ma non capisci che tu sei la vittima della sceneggiatura?
P-  mi sposi o no...
B-  ma non abbiamo un soldo di cacio.........


"cacio......" e dopo aver pronunciato queste parole vedo precipitare dal terzo piano della palazzina, le cui radici ospitavano un teatrino, qualcosa con le orecchie molto grandi......ERA TOPOGIGIO, che con rapidità esaltante mordicchia prima i sei fili che comandavano le cinque dita più polso di Pino che tenevano in mano lo zippo e poi, con calma i restanti 65 fili, lasciando Pino sdraiato sui sampietrini sporchi di cacche di piccione.
Dai suoi occhi uscivano lacrime di plastica...che per piangere non servono i fili...........


in quell'istante la vinavil lasciò la sua presa e io, un po' amareggiato, mi allontanai dal luogo del delitto........


e ripensai ad Amanda..
ora mi mancava tanto....

mercoledì 15 novembre 2006

Scelte e Destino

La visita dello gnometto delle alternative mi aveva scosso non poco. Ormai erano passate alcune lune dalla sua visita imprevista e ancora non avevo avuto il coraggio di ammettere che la sua apparizione non dipendesse dai fumi allucinogeni del solvente che stavo utilizzando durante lo scatavetramento notturno. E seggià il suo mostrarsi a me era stata un evento non facilmente spiegabile, i suoi discorsi mi avevano confuso un bel po' di idee.


La mia passione per le coincidenze e la mia romantica visione del destino tutelatore che avrebbe potuto legittimare il mio approccio machemmefrega alle scelte quotidiane, erano state praticamente demolite dalle tre verità comunicate dallo gnometto. E il suo astuto parlare rimato mi impediva peraltro di ostacolare che le sue parole subissero la censura razionale che mi permetteva di non accettare ciò che non volevo accettare. Ma se c'è la rima ogni cosa assume un altro significato, e forse anche la retorica avrebbe potuto portare alla verità


Non ne avevo ancora parlato con Amanda, naturalmente. Come anticipato dallo gnometto era praticamente scomparsa, cancellata e solo concentrandomi riuscivo a ricordarmi della sua esistenza. La nostra coinquilina non ne parlava e anzi la nostra convivenza a due sembrava essere l'unica vissuta.


Ma ora che fare. E se lo gnometto avesse avuto ragione? se le scelte e le aspettative di ognuno fossero realmente i fautori della realtà dell'attimo dopo? se davvero esistessero infiniti ORA e infiniti IO? E se davvero ognuno avesse la possibilità di svoltare la realtà come desiderato? E se davvero le mie paranoie non facevano altro che portare la realtà in quella direzione? avevo smesso di essere ottimista ormai da un bel po' (forse dal giorno in cui, in terzamedia, la giovane Daniela preferì l'orrida superficialità del belloccio Manuele, alla meravigliosa profondita del mite IO).. ma come sostenuto dallo gnometto forse per caso ero capitato nel futuro sperato da Manuele, e un altro IO invece aveva ricevuto la realtà nella quale la Daniela si era concessa a ME..


Ma perchè è venuto da me? era stata davvero una scelta del GONZOBURATTINAIO legato alla mia passione per le acciughe sotto sale, o era stata Amanda, che ritrovatasi in una realtàlternativa, e incontrando se stessa nella realtà che avrebbe sempre voluto, voleva lanciarmi un messaggio.


Mi veniva in mente MJFOX in ritorno al futuro, ma paradossalmente la sua era una storia un po' più logica...


Dovevo parlarne con qualcuno. Ma non potevo. Sarei diventato cieco..

lunedì 13 novembre 2006

Scartavetramenti notturni

Ieri.
era praticamente l'istante preciso di passaggio dallo ieri all'oggi, anche se poi in realtà in quel momento era tra l'oggi e il domani. Me ne sono accorto perchè Amanda, che non sta tanto bene di cervello, ha messo la sveglia per prendere non so che pilloline polverose per il mal di pancia da stress, lei sostiene che sia colpa mia. Ero in camera da solo. In casa non so chi ci fosse ma non me ne frega. Stavo finendo di scartavetrare la finestra, la parte di destra, quella con la maniglia. Avevo doppio maglione, in quanto la lacuna finestrale è stata banalmente colmata da un cartone scocciato al muro, lasciava intrapercepire il tardivo arrivo dell'inverno, che messosi daccordo con l'esuberante estate, avevano fatto definivamente fuori la mezza stagione (come oramai tralaltro ripetono migliaia di tempofobi, che percepiscono la notte perchè la lancetta supera le otto, e l'estate perchè finisce il campionato e/o buona domenica). Insomma stavo pensando e riflettendo a questa cosa, e al fatto che tutto sommato non si capisce perchè la primavera e l'autunno debbano essere definite mezze stagioni. Perchè estate e inverno sono stagioni intere? o forse esiste una mimancadinamica astronomica che spiega tale definizione?
Di botto, perso tra tali ragionamenti e la puzza di solvente e di legnounpochino marcio il cartone supplente della finestra subisce lentamente una strana deformazione. come se fosse di metallo e qualcuno stesse usando una fiamma ossidrica. il profilo che si andava delineando con me impietrito di fronte alla paura qualcosa che non riuscivo a capire ma che allo stesso tempo mi impediva di scappare in quanto troppo curioso, mostrava una figura umana in scala con tanto di cappello a punta e scarpe col ricciolo..

lunedì 6 novembre 2006

Birra a colazione

Cominciare la mattina con birra e sigaretta non è l'ideale. del resto il latte è scaduto e io l'acqua la mattina proprio non riesco a berla. La birra si anche se come questa, è calda. ma che volete; se la versi in una tazza da latte, con la schiuma e una spolveratina di cacao sembra un vero cappuccino. un po amaro.. ma non ho bisogno di dolcezza.


Il vero problema è l'eco della di ieri sera. Quella peroni 33 ha aperto un fottuto canale spazio-ebbro con i litri  di alcool misto che questa settimana ho dovuto buttar giu. E si che ieri stavo veramente bene. Finalmente solo. Sul divano. I mitici cesaroni e le loro diatribe tardo borghesi. Io invece tranquillo luce soffusa, birra vino e tutto quello che era avanzato in questa settimana di festeggiamenti estremi. Perchè si festeggiava? la laurea di Paolo? il contratto indeterminato di Ale? il nipotino di Emilia? la casa nuova di Marta? forse si forse no. Comunque una settimana assurda. Al di fuori del tutto. Oggi rientro al'università. ForseForse riprendo a studiare. Il prof mi dice che c'avrei buone possibilità, se mi metto d'impegno a prendere la triennale in un anno. Del resto le cose le so fare..magari non le so speigare ma funzionano e a me basta quello. E' quasi mezzogiorno e tra un po' tocca uscire. Ma sono ridotto abbastanza una merda. Guarda che occhiaie, e la barba, e sti capelli...nooo non ce la posso fare. Forse una doccia potrebbe aiutarmi. ci provo. ma ho bisogno di un po di musica. Cazzo! ma c'è Amanda ancora a dormire. Ma non doveva andare a lezione?? quasi quasi ritorno a letto..mi sto un po' vicino a lei piccolo piccolo fra le sue braccia. Ci vado domani all'università. Un'altra sigaretta dai e poi a cagare e poi doccia e poi Amanda.
Ottimo piano.


Cazzo ma dov'è Amanda. Possibile che è gia fuori?. Neanche un biglietto niente. Ma ieri non ci siamo visti. E' tornata a casa? non me lo ricordo..
Provo a chiamarla. non ho soldi. cazzo che fine ha fatto? Che stress. forse è all''università o è rimasta a dormire da quella amica come si chiama... Jo...Gioia...Gina..boh...lei è tranquilla..avranno passato una serata tra amiche e lei è rimasta da lei. un messaggio... forse è lei... no è la tim, hanno sempre delle grandi offerte da fare, ma poi alla fine son tutte uguali.


Mi metto a dormire. buonanotte.

venerdì 3 novembre 2006

Numeri Amore ed Equilibrio

Gringo rimaneva impassibile di fronte allo stress.


nonostante il magazzino fosse tutto pieno era sicuro che all'arrivo del camion nel pomeriggio qualche spazio si sarebbe creato.
"tutto è in equilibrio" continuava a dire girando intorno col suo muletto a forche cercando di scansare le pedane vuote e rotte che venivano accatastate nei pochi spazi che lo consentivano.


Lola era invece di fronte al PC con tutti i numerini che si aggiornavano in tempo reale "forse ha ragione, ma non riesco a capire come faccia ad essere così tranquillo" ieri era festa ed era normale che il magazzino fosse rimasto immobile nel suo stato di riempimento, ma non capiva come faceva ad essere tanto tranquillo che nel pomeriggio sarebbe successo qualcosa.


"quel che entra prima o poi esce" diceva e aveva ragione, ma la sua strategia di stressare il sistema per ridurre i costi comportava grossi rischi. Cosa sarebbe successo se all'arrivo del camion non si fossero liberati gli scaffali?
Sarebbe stato necessario tenerlo parcheggiato nel piazzale, e occorreva pagare l'autista, che si sarebbe poi fatto sentire dall'amministrazione che non aspettava altro che cazziare il Gringo burbero che voleva sempre ragione.
"i numeri non mentono" sosteneva "3+2 farà 5 per sempre, almeno che qualcuno non cambia le regole ma perchè dovrebbe farlo?". i numeri. erano il suo equilibrio, la sua certezza e trovava sempre il modo di far tornare tutto. Era nato da un coito tra numeri primi, e lui inspiegabilmente lo era a sua volta.


Lola cercava invece l'equilibrio nell'amore e ne era devastata.
vedeva in lui l'uomo perfetto, come quello di Finardi, e si era convinta che solo stando insieme a lui avrebbe trovato la pace e l'equilibrio che da sempre le mancava.
lui al contrario cercava nell'amore il turbamento, la perdita del controllo.
L'amore e i numeri non avevano nulla a che fare e di conseguenza sarebbe stato assurdo cercare nel primo ciò che solo i secondi potevano dare.
Lola era carina, dolce e a volte i suoi occhi erano davvero meravigliosi. Ma all'interno del magazzino tutto era numeri.
e i suoi occhi forse erano un 7 o un 67 o addirittura un 121. Ma poi diventavano un 4 o un 12, banali e facilmente riconducibili a unioni formali.
ma il 7 era umile, unico, nuovo, il primo frai primi. e il 121, nato dall'autoerotismo del perfettissimo 11. e pensare che il 12 gli era così vicino.


A Lola i numeri non tornavano affatto. Non avrebbe mai saputo cosa c'era effettivamente nel suo magazzino e anche se Gringo continuava a ripetere che non era un problema lei si era fissata a cercare i clandestini, ciò che i sistemi informativi non riuscivano ad individuare.
Secondo lei ci sarebbe dovuto essere uno scaffale vuoto che avrebbe potuto accogliere il nuovo carico, ma seduta di fronte al suo terminale c'era una squadratura.
"C'è uno scaffale libero, ma tutti gli scaffali sono pieni" era l'informazione contenuti in quei dati "SI, ma dove!??"
aveva provato a camminare e cercare quel vuoto, ma camminare per quegli spazi le incuteva una paura matta e preferiva guardarli col filtro dello schermo LCD.
E solo lei sapeva quante volta aveva controllato, confrontato, unito, diviso. Quando chiedeva aiuto a Gringo lui sorrideva e diceva
"l'eccezione non conferma mai la regola: una delle due mente. guarda meglio" e lei si disperava.


Era pausa pranzo.
"Andiamo a mangiare?" disse Gringo serafico
"Come? non vedi che stiamo nella merda?" rispose lei
"rimanere a digiuno non servirà, forse a mente fresca riusciamo a trovare il vuoto..." rispose lui sorridendo
"andiamo" disse lei che malgrado tutto continuava ad avere fiducia in lui.

giovedì 19 ottobre 2006

Dolci risvegli

Sveglia alle ore 13.45. In realtà avevo aperto gli occhi quasi alle otto e tre quarti, quando Amanda, la mia odiosamata ha lanciato un urlo tanzaniano causa precipitazione della bialettiakiazze con allegata discreta quantità di latteecaffe cappuccinato sui suoi piedini che nonostante il nero strato di sporco del suolo lei continua a portare senza alcun tipo di copertura. E con gli occhi pieni di lacrime e lasciandosi dietro il viscido ricordo della colazione andata (a far compagnia con le pedate marchiate adidas che disordinate decoravano le piastrelle exbianke del corridoio cucina-salone) apre la porta. Io faccio finta di avere il sonno pesante. Lei mi guarda, lo so che mi guarda anche se ho gli occhi chiusi e la faccia girata verso il muro. Sento il peso dei suoi occhi sul mio cranio girato e scompigliato.


Chefarechefarechefare…ok fai l’uomo.


Mi rotolo su un fianco tipo WRUSTEL su piastra. Accenno uno stiracchiamento tipo gattonepigro. Tipico movimento della bocca al fine di risvegliare le ghiandole salivari. Occhiodestrochiuso. Occhiosinistroaperto.


“cè success?” chiedo allora con voce strozzata.


Mi racconta l’evento che ha generato l’urlo


Scenario. Lei deve uscire. Lezione di qualcosa che ha a che fare con gli animali (studia veterinaria) e con i farmaci (mi ha parlato di cefalosporine). In più fuori c’è luce. La sveglia è suonata una vita fa. E lei si è alzata solo 8 minuti fa. ERGO lei è in ritardo. Lo percepisco. Quella lieve vibrazione di occhio lucido. Smorfia facciale lieve ma pietosa. TUTTALACUCINA è INVASA DA CAFFELLATTE. Se si sveglia la dolce (come il fernetbrancamenta) Chicchia e trova il disastro come minimo non fa i piatti per una settimana e ciò vorrebbe dire:


-         lavandino già saturo di due settimane chiederà asilo al tavolo e quindi niente più parvenza di ordine


-         Amanda sbrocca e compra portaportese alla ricerca di una nuova casa dove mi trascinerebbe. Magari in qualche località ridente oltreraccordo.


-         Tensione PYONGYANGIANA, impossibile da gestire viste le ferie (peraltro meritate) del mio fornitore ufficiale di relax nordafricano..


“non t’ preoccupà, mo mi alz…” occhiosinistrochiuso. Riparte il mio volo orfico. Dura un attimo. Le si infila nel letto. Percepisco piedi bagnati e odore di caffe.


“modò Ama’! ca ston’ le lenzuola bianc’.. mo hann’ diventat marrooooon. Mo agghia cangià u lett.. me non fa a stodc…” niente da fare. Ma soggià che se l’avessi fatto io macello. Niente vabbe. E allora apriamo il destro. Lei accucciolata ha bisogno di coccole. Giornata storta. “dai me’..” dico io abbracciandola di un abbraccio all’odore mattutina di ascella con residue tracce di NiveaForMe che danno un carattere più mascolino all’odore “..a che ora tieni lezione?”. “non ci vado a lezione..” dice lei ”..non c’ho voglia..voglio stare qua!”. Quindi si può dormire tranquilli..”come vuoi..” occhiosinistro chiuso braccio ritorna a me mi rigiro verso il muro…braccio di lei sul mio fianco e faccia spiaccicata sulla schiena. L’abbraccio che preferisco. E lei lo sa. Comincia a fare le fusa e a spostare la presa. Sono sveglio.


 


Bussano alla porta. Anzi. Bussa alla porta. Il rumore si confonde con un sogno poi sento la presa di Amanda che molla. Lei si alza e apre la porta. Non mi giro ma so già chi è. “scusa Chi’ ora vengo a pulire. È successo un piccolo di casino” apro il destro. Sono le 11.35 rimango a letto oggi attacco alle 14.00. e non c’ho nessuna voglia di cominciare a vivere fino ad allora. Dopo qualche minuto torna Amanda. “andiamo a comprare il detersivo per il pavimento. Oggi pulizia!” mi passa la mano sui capelli per darli un ordine. Lo faceva pure mia madre. “io rimang’a lett… mi prendi nu tramezzin co’ a bresaola e rughett?” “ prendo sti spiccioli qua ok?” ” beh allora pure cesterfirossedadieci”. Mi accarezza. Ma lei va e io mi rimetto a dormire. Dormire è un parolone. Mi giromirigiro. Guardo il cell. 12.15. che palle non mi voglio alzare. Prendo la bottiglia ai piedi del letto. Un dito di acqua. Il fondo. Il fondo di acqua del rubinetto. Che nonostante l’acquadiroma si sa, si beve, quella fa proprio cagare. Smorfia di schifo. Porta che si apre. Non la mia per fortuna. Voci. Due lo so chi sono ma c’è un maschio. Ne percepisco l’energia prima della voce. Chi sarà. MODO’ c’m’n’futt… mi rimetto a dormire. Finalmente mi addormento alla grande. Sonno profondissimo di quelli abissali. So che sorrido perché quando dormo così sorrido. Ma eccola che arriva da lontano. Sento il suo odore. Sento il suo avvicinarsi…………tititititì…titititì….TITITITITì…13.28 è arrivata.. ma c’ho sonno voglio dormire ancora….un pochino…beato snoooooze.


Mi riaddormento di botto ancora più in profondita di prima ma rieccola.snoooooooooze. ok 13.45. è ora. sveglia.




Chissà perché il cielo grigio mette malinconia.


A passi lenti mi avvicino al vetro sporco della finestra.


Buio dentro buio fuori.


Sembra che debba piovere.


Acquazzone pesante Acqua incessante


Sembra che il freddo sia più freddo


Il colore del ghiaccio ora è su.


Su un aereo il cielo sopra è blu,


quello sotto è grigio


vorrei chiudere gli occhi e dormire.


Ma c’è da fare.


 


martedì 17 ottobre 2006

Non ce la posso fare...

Sveglio.


Con lei schiaffata, incastrata, aggrappata all'ultimo sogno all'alba, proprio quel sogno che finisce quando suona la sveglia, e te lo porti dietro per tutta la giornata. Un sogno neanche piacevole di quelli ne belli ne brutti di quelli che te ne resti passivo perchè è così che deve andare e non ci puoi fare niente. E la guardi, lei, fantastica, sorridente con quegli occhi che quando ti guardano pensi... anzi non pensi perchè non ci capisci più niente... ma nel sogno non guardavano me; ero io che guardavo loro e loro che guardavano chissacchì che parlava, uno qualsiasi in mezzo a tutti. Noi dovevamo andare a Trieste o forse a Lisbona, ma in treno e alla stazione puntualmente sportellista antipatico che diffondeva false notizie e che turbava i nostri cuori da viaggiatori.


Ma il problema che lei era li anche prima di addormentarmi ieri notte. E volevo sentirla, senza un perché, e mi aspettavo che lei squillasse (chiamami lo sai che sono senza soldi), glielo avevo anche chiesto. E invece niente squillo. E allora quando l’esplosione dell’”Amore Davvero” terminava la sua manifestazione mediatica, ero li a spiaccicare la mia ultima sigaretta della giornata, gentilmente offerta dal mio amico padrone, sul fondo di una lattina, e già sentivo nel buio la sua voce e la mia voce, in quelle telefonata a fin di voce, con parole sottile tra lo sveglio e l’onirico, come una tisana rilassante per addormentarsi sereni. E allora pigiama, Musica napoletana (quella di una volta) di sottofondo, coperta di “PAIL”, cellulare, cordless… insomma…un istante dopo la sequenza tritonale che simulava dita sulla tastiera, si inserisce lei, terribile, odiosa, fredda, insensibile, ad avvisarmi che il suo cellulare era spento. Anzi no, per avvisarmi che lei aveva spento il suo cellulare. che lei non voleva sentirmi, che lei voleva giocare a fare la dura.


Non sono mai stato in grado di tollerare i giochi di ruolo al di fuori dei giochi. Mi piacciono i giochi di ruolo all’interno di un gioco. Ma quando realtà e gioco si mischiano e si confondono non lo capisco affatto e quasi smetterei di giocare… ma cazzo non è un gioco!!! Perché poi se vuoi giocare io gioco ma dimmelo.


E allora ho deciso.


Basta. Non la voglio sentire più (fitta al cuore allo stomaco e alle gambe) cazzo non ce la posso fare. Perché lei è bellissima e non so se questo è un bene o questo è un male. E non solo.


Hai presente quando (cazzo) ti ritrovi proprio Lei, quella che hai sempre cercato quella perfetta, quella che hai sempre desiderato quella che proprio è come l’hai descritta al tuo migliore amico quando, entrambi ubriachi  ti è venuto a chiedere, “ ma come la vorresti????” e tu sinceramente e spontaneamente descrivi lei?


Cazzo i desideri. Cazzo i desideri che si realizzano, perché non ci puoi fare proprio niente. Non hai più alibi. Non hai più scuse. Devi per forza prenderli non puoi dire di no. E’ quello che hai sempre desiderato. Non è una cosa che ti è capitata.


E allora perché non ce la faccio? Perché alla gente “li” piace lamentarsi, perché in fondo in fondo la gente non la vuole la felicità. La gente felice poi viene delusa. La gente felice si illude di essere felice. Meglio trovare anche in quel che c’è intorno a te che è bello, piacevole, soddisfacente, qualcosa che non va. E lamentarsi. E girarsi, dare le spalle ai desideri che si realizzano e con non curanza dimenticarli, con un “amo” infilzato nel cuore, e un filo che ti tira e ti strazia “ohhhhh che dolore…come sto male” e una lacrima e sorretta da un sorriso.


Ma torniamo a me. Con al dito l’anello di legno del mio cuoco latinista a darmi la forza, oggi non la voglio chiamare. E non so come andrà a finire. Magari sarà lei a chiamarmi (uno squillo lo ha già fatto(non ho soldi chiamami!)), o magari non sentirsi per un giorno non farà male a nessuno; e allora neanche domani e vediamo quello che sarà. O forse sarà la prova per l’addio..Che ne so.


Magari averci una storia così.

mercoledì 4 ottobre 2006

Ehrtz e Sonia

Anche oggi lascio traccia di me, con un raccontino che mi è cascato dal cervello e che propongo


      facciamo che vi racconto la storia di Ehrtz, un piccolo camioncino elettromagnetico
che trasporta SMSparoleBittose in giro per l'italia.
Gira per il sud est meridionale,anche se come vedrai dopo passa pure per la capitale, senza orari;
E girando girando un giorno becca Sonia,
piccola particella musicale, che sulle onde medie in quel momento trasportava un pezzo dei 99posse trasmesso da una radio locale.


Turbamento colse il nostro Ehrtz, che per caso viaggiava su quelle onde, giusto perche cercava da quelle parti un distributore di MS morbide,
convinto che MS potesse significare Microsoft,quando fu indotto dal bit malizioso di Sonia a fermarsi, ondeggiando alla frequenza di 180 bpm.
Gli elettroni di Ehrtz, uscirono per un attimo dal nucleo protonico,
per unirsi alla particella, e insieme acquistarono così peso necessaria a farli deragliare dalla sinusoide delle onde medie e precipitare giugiugiugiu...fino a fare un microscopico splash(!) in uno calice ricurvo contenente dell'ottimo VINO(ho detto vino eh, e non a caso) poggiato sul gradino di una piazza a s.lorenzo.



le due entità unite erano lilì per schiattare, al di fuori delle loro ondeHabitat,
 
ma sarà stato l'alcol nel quale erano immersi,
si resero conto di come era bello finalmente non essere più soli..
 
si guardarono nei neutroni, in quel ebbro idillio
 
-"quello che sei per me è inutile spiegarlo con parole" disse lei, sognante
-"..lo sai di tim, ti ha chiamato 338XXXXXXX alle ore 16.34... DHO!" rispose automaticamente lui.


glugluglu una bella sorsata, e nel nostro giovane aramolshù gli venne in mente una canzone dei 99posse e il solito senso di deficienza quando rovinava tutto con la frase sbagliata!

martedì 3 ottobre 2006

Escluso il Cane

Contenuti Omogenizzati per Blog neonato,


ribadisco enfasi poetica causa


- natura indotta di Aramolshu;


- risvolti MALINCONOICI di temporaneo approccio SERVODELLAGLEBA periodicamente amante romantico dell'amore


- adorazione nei confronti di esponenti culturali di spessore e contenuto


Dedico questa pagina al poeta eccelso Rino Gaetano, e ad una delle sue canzoni che con, enfasi canina, delinea un quadro deliziosamente medidativo e sensibile all'emozioni di qualsivoglia profumo...


e una pensiero a colui che a s. Lorenzo nella notte (in)bianca(o) l'ha citata in maniera contestualmente PERFETTA.. il compaesano(o quasi) CAPAREZZA...


Escluso il cane


Rino Gaetano

R. Gaetano


(1977)


Chi mi dice ti amo
chi mi dice ti amo
ma togli il cane
escluso il cane
tutti gli altri son cattivi
pressochè poco disponibili
miscredenti e ortodossi
di aforismi perduti nel nulla

Chi mi dice ti amo
chi mi dice ti amo
se togli il cane
escluso il cane
non rimane che gente assurda
con le loro facili soluzioni
nei loro occhi c'è un cannone
e un elisir di riflessione

e tu non torni qui da me
perchè non torni più da me

Chi mi dice ti amo
chi mi dice ti amo
ma togli il cane
escluso il cane
paranoia e dispersione
inerzia grigia e film d'azione
allestite anche le unioni
dalle ditte di canzoni

e tu non torni più da me
perchè non torni più da me
e tu non torni qui da me
perchè non torni più da me



Mi sa che Aramolshu stà venendo su un po' troppo sensibile...


mi do da fare abbiate pazienza...

Scopo e Poesia

Giusto per cominciare a dare un po' di carattere ad aramolshu, che come un bambino cresce a seconda di quel che gli si mostra.. ecco un quesito frescofresco ma vecchiovecchio



Ma a che serve la poesia?


1.rendere eterna una emozione che di per se è sfuggevole


2.non soffocare il dolore lasciandolo uscir fuori dandone significato


3.per conquistare le donne (forse un tempo...)


Il mio cuoco latinista un giorno mi fece ascoltare la canzone dei Têtes de bois, in realtà con il contributo del supermusicante Daniele Silvestri, che parla di passeggiate e amori di fumo.. strepitosa, ma ancor più strepitosa è stata la scoperta, sempre del cuoco latinista, che la canzone in realta era una poesia di Rimbaud scritta, scusate la vaghezza, tanti e tanti anni fa.. questo mi supporta nella prima risposta al quesito..


godetevele entrambi..




Ferrè, l'amore e la rivolta (Têtes de bois)


Non si può essere seri a diciassette anni


Non si può essere seri a diciassette anni
locali rumorosi di luci sgargianti
con i bicchieri freschi di limonata fresca
e sotto i tigli verdi a passeggiare e basta
e sono belli i tigli quando giugno arriva
e l'aria è così dolce che se la si respira
si sente bene il suono della città vicina
si sente bene il vino mischiato alla benzina

E poi all'improvviso guardare più lontano
scoprire un po' di cielo in mezzo a qualche ramo
e quell'azzurro scuro pare trafitto appena
da una stellaccia bianca che dolcemente trema
diciassette anni a giugno e ci si lascia andare
la linfa è uno champagne che ti farà ubriacare
e sulle labbra schiuse immaginare un bacio
e poi dimenticare di non averlo dato

Mentre il cuore sogna romanzi d'appendice
ti sembra di vedere in quella poca luce
il volto di una donna che donna non è ancora
però come si muove se ti guardasse ora

Visto che ti trova immensamente ingenuo
mentre fa ballare leggermente il seno
lei si gira e segui il movimento
ma poi non parli più però rimani attento

E sei innamorato
innamorato perso
sarai noleggiato fino al trenta agosto
e gli amici intorno se ne andranno presto
fino al giorno in cui ti avrà risposto

E quella sera andrai al solito locale
stessa limonata identico rumore
non si può essere seri a diciassette anni
sotto i tigli verdi e passeggiare lenti




Arthur Rimbaud – "Romanzo"



I


Non si può essere seri a diciassette anni.
Una sera al diavolo birra e limonate
E i chiassosi caffè dalle luci splendenti!
Te ne vai sotto i verdi tigli del viale.


Come profumano i tigli nelle serate di giugno!
L'aria talvolta è così dolce che chiudi gli occhi;
Il vento è pieno di suoni – la città non lontana –
E profuma di vigna e di birra...


 


II


Ed ecco che si scorge un piccolo brandello
D'azzurro scuro, incorniciato da un piccolo ramo,
Punteggiato da una cattiva stella, che si fonde
Con dolci brividi, piccola e tutta bianca...


Notte di giugno! Diciassette anni! Ti lasci inebriare.
La linfa è uno champagne che ti sale alla testa...
Si vaneggia; e ti senti alle labbra un bacio
Che palpita come una bestiolina...


 


III


Il cuore, folle Robinson nei romanzi,
Quando, nel chiarore di un pallido fanale,
Passa una signorina dall'aria incantevole,
All'ombra del terrificante colletto paterno...


E siccome ti trova immensamente ingenuo
Trotterellando nei suoi stivaletti,
Si volta, lesta, con movimento vivace...
E sulle tue labbra muoiono le cavatine


 


IV


E sei innamorato. Preso fino al mese d'agosto.
Sei innamorato. I tuoi sonetti la fan ridere.
Gli amici se ne vanno. Sei di pessimo gusto.
Poi l'adorata una sera si è degnata di scrivere...!


Quella sera... torni ai caffè splendenti,
Ordini birra o limonata...
Non si può essere seri a diciassette anni
Quando i tigli sono verdi lungo il viale.


AH! Si accettano ulteriori risposte alla domanda iniziale, si accettano anche citazioni celebri.. che sicuramente qualcuno avrà fatto!!



lunedì 2 ottobre 2006

Nascendo mi guardo intorno

Sdraiato su un campo di erba verde,


ad occhi chiusi circondato di fiori


penso a come sarà


un po' paura un po' emozione


facce della stessa medaglia