sabato 10 maggio 2008

carta

che a volte, prima o poi, il tempo che passa  ti pone di fronte a delle scelte.


Ti pone domande.


E non sono quelle domande che, volendo, puoi fare a meno di rispondere.


Sono domande che esigono.


Domande che ti pone il tempo, questo si,


ma quando te le pone, usa la tua voce.


Non proprio la voce con la quale parli. Ma la voce del pensiero.


La voce che senti quando pensi.


Una voce senza suono.


Ma che sai che è la tua.


 


Sono domande che puoi ignorare, inizialmente.


Poi sorridere,


senza, tuttavia,


 rispondere.


Poi possono emozionare,


impaurirti,


portarti col pensiero al di là di quel che il destino,


qualunque esso sia,


pensi sappia già.


E puoi continuare a non rispondere.


Ma più il tempo passa, più quella domanda, quando meno te lo aspetti, viene fuori.


E quello stesso destino, ironico,


di un'ironia che non ti può lasciare indifferente,


si prende gioco di te, lasciando che i tuoi occhi, senza volerlo,


si fissino su quella scritta;


che le tue orecchie percepiscono una parola;


i ricordi, per uno strano gioco,


una notte insonne ti ci riportano, lentamente, dolcemente.



E non serve orologio,


non serve calendario,


per misurare il tempo che passa.


Perche il tempo è fermo, aspettando la tua risposta.


E tutto il resto sono solo distrazioni.


Creare. Distruggere.


E lui, in silenzio è li che aspetta.


 


È chiaro, ormai, qual è la questione.


Tutti l'hanno già capita.


Rischiare o continuare a seguire i cartelli che,


rigorosi,


indicano la tua, auspicata, direzione.


Ora, sapendo come sei fatta o come sei fatto,


già so che in te, il dubbio, neanche si pone.


Come non se lo pone nessuno.


È che però tutti, o la maggior parte, sceglie, nel bivio, l'altra parte.


Che non so quale sia quella giusta o quella sbagliata.


O meglio, come sempre,


dipende...


 


E arriva il momento della risposta.


Un gesto. Una parola. E la scelta è ormai definitiva.


E crolla, repentinamente, l'altra opzione.


E i residui, da essa lasciati, rimarranno li, per i posteri, affinché possano ricordare.


Saranno sensi di colpa.


Pentimento.


Ma anche no. A volte orgoglio.


A volte "per fortuna che ho deciso così"

1 commento:

  1. Che nessuna scelta è definitiva. Che nessun futuro è già scritto e precotto. Che nessun dubbio può andar via senza lasciare il posto a qualche altro suo simile e fastidioso quesito. Che niente in questa vita è ferro, e che cmq pure il ferro si modella e cambia forma. Che la felicità è una concezione mentale, un compromesso tra quello che siamo, quello che facciamo e quello che vorremmo essere e fare. Accontentarsi mai ma anche lamentarsi mai...mutare, maturare. Che in fondo siamo umani, questa è la nostra natura e niente potrà mai escludere questa natura mutevole e cangiante come i fiori e il clima che è dentro di noi. Un abbraccio caro cugi e un sorriso che ti sia sempre di compagnia.


    K.

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